lunedì 5 marzo 2012

Genio, sei un egoista.

Cordoni di pensieri introspettivi, illogici, appesi chissà come in parte alla razionalità. O a qualcosa che viene definito tale. Siamo tutti soggetti a questi cavi che legano discorsi mentalmente validi, fuori dal mondo, deliranti ed eterei. Li vediamo e poi li respingiamo, ma alla fine è proprio perchè noi e loro siamo lo stesso polo, la stessa identica cosa. Gli addotti, quelli che vedono il rapimento della loro infanzia da parte degli alieni, i folli visionari, coloro che semplicemente hanno accumulato concretezze che il cervello sputa fuori tramutandole in omini verdi o serpenti di persone. I pazzi o i geni, sostanzialmente la stessa cosa, son quelli che hanno segnato un'epoca d'innovazione e di genialità. Sono coloro che hanno deciso di delirare per mantenere stabile il proprio equilibrio psichico. Non sono artisti per noi, ma per loro stessi. Dannati egoisti, ci avete migliorato l'esistenza. Spesso e volentieri, Mick.

sabato 3 marzo 2012

Penso sia il pensare che mi distrugge.

Penso sia il pensare che mi distrugge. Il tormento di voler-dover fare qualcosa, la consapevolezza che ciò che mi rimbalza nel cervello non esisterà mai ad un livello concreto. Forse è davvero il pensare, il non lasciarsi andare, il fatto di rileggere, anche solo per vedere qual è l'effetto. Adesso sto provando a scrivere di getto, senza voltarmi indietro, ma guardando solo avanti. Voglio che non sfuggano le idee, voglio non perderle per strada mentre torno sui passi che ho già fatto. Voglio afferrarle una ad una, stenderle e stamparle su quest'asfalto, a costo di posizionarle male. Perchè solo così verrà fuori quello che ho dentro. Solo così riuscirò a seguire quei pensieri che corrono più veloci delle dita. Forse sarebbe meglio che non usassi nemmeno la punteggiatura perchè al momento i miei pensieri non ne hanno le mie idee vanno veloci e si allontanano sono sempre più sfuocate trovo sempre più difficoltà a visualizzarle tanto che tra poco probabilmente confonderò le parole con altre pagode che non hanno nessuno seminterrato e forse addirittura m'int

venerdì 2 marzo 2012

Se era odio, adesso è polvere

La pioggia bussava alle finestre, sporche di condensa. Fa più freddo qua dentro. Fa più freddo dentro di me. Il tuono spargeva la sua voce, tu eri ancora lontana. Eri. Lontana. E ci affogavo in quell'aria, in quella casa di merda, tra gli specchi storti e gli intonaci ammuffiti. I miei sogni ci ammuffivano accanto, mentre i tappeti attutivano la caduta delle urla. Avevo perso le speranze. Erano impigliate, forse, in qualche ragnatela intessuta nella vecchia soffitta in cui stipavo ricordi. Se era odio, adesso è polvere. Come quella sotto al letto, quella che si attacca sotto le scarpe, o quella sparsa sul pavimento che avevi sempre fretta di pulire.